Misantropia.it

Siamo solo di passaggio e mai nessuno che pulisce

Ottantasettesimo

Ho bisogno di quest’atmosfera.

Ottantaseiesimo

Le olimpiadi sono ormai prossime. In Cina, un’altra volta, l’evento sportivo supera i confini fatti da specialità, attrezzi, atleti.
Sarà qualcosa di nuovo, emozionante come solo le olimpiadi sanno essere – ed anche vagamente pericoloso.

Trentadue anni fa, a Montreal, una ragazzina di quattordici anni sottolineava il suo ingresso nella ginnastica artistica.
Sarebbe forse più corretto dire che una ragazzina di quattordici anni definiva-definitivamente la differenza tra atlete, buone atlete e leggende. Si apprestava a prendere di diritto un posto tra le leggende dello sport.

Ottantacinquesimo

[…]
Ci sono notti nella foresta di parole
che il panico mi prende, ogni passo dentro buio più fitto,
la sola via d’uscita scrivere me stessa fino a una radura
che è silenzio.
Notti nella foresta di parole
che ho paura di non poterci udire tra noi
al di sopra dello sbattere dei rami, al di sopra
delle nostre due voci che chiamano.

Ottantaquattresimo

Antefatto: Marco è andato a farsi fare un tatuaggio, il primo tatuaggio.
E’ stato frutto di una furente, alquanto sofferta ed ostinata ricerca di qualcosa carico di tutto il nipponico significato che sta tanto a cuore al nostro affezionatissimo.
L’idea, di principio, doveva essere il fedele rifacimento di uno spallaccio di armatura da samurai giapponese, di non so che secolo – più tardi chiedo, pignoli.

E’ tornato a casa – io l’ho visto soltanto una volta posato piede alla stazione di Roma Termini – con una carpa e delle strane linee curve sulla superficie lisciata della spalla, del tutto simili a quelle delle mappe del meteo per indicare le zone di alta e bassa pressione.

Ovviamente c’era tutta una spiegazione dietro:

Ottantatreesimo

E allora ritiriamoci per qualche giorno. Sì, andiamo a vedere come si presentano le terre friulane una volta per tutte.

Guardiamo mio padre e mio fratello intenti ad un full-immersion nel mondo equestre a stelle e strisce ed uniamoci al seguito.

Attraversando in largo il nord Italia, ho visto la terra distesa alzarsi in ordinate colline spolverate di vigneti e fiori gialli, per poi spianarsi di nuovo fino all’orizzonte.

La campagna friulana si presenta simile a quella di Mordor, ma le zone boschive sono decisamente più selvagge.
Il tagliamento ha un letto talmente grande che ci fanno le esercitazioni con i carri amati – mi dicono: ora sono più tranquillo.

Vedere quel letto di pietre bianche con le venature turchine è uno spettacolo non indifferente, soprattutto quando da tempo mancavano agli occhi acque cristalline correnti direttamente dalla terra.

Tengo a precisare che per la manciata di giorni cui ho presenziato mi è stata concessa solo mezza giornata di sole. La giornata delle gare in un centro, insomma ‘na botta di culo tra freddo e acqua dal cielo.

Ottantaduesimo

Lascia scivolare le dita su quella tastiera: qualcosa ti verrà pur in mente.
Il problema non è poi così effimero. Avete presente la matassa? Ecco, conoscete il detto “prendere il bandolo della matassa”?
Ora, immaginate una matassa grande. Tanto grande.
Grande al punto da non riuscire a capire dove, o quale sia il bandolo giusto.
Sono tanti. E quando ti ci tuffi con la memoria, ti rendi conto che subito dopo arriva un “bandolo” ben più avvincente, ben più divertente, ben più memorabile.
Può sembrare l’inizio melenso di un racconto degno de “la-casa-nella-prateria”: non voglio deludere le vostre aspettative. Certo è che le cose non sono andate propriamente come in casa Ingols, nella memorabile serie.
Esiste un livello sottile di leggerezza, oltre il cui le cose sembrano esagerate, altrimenti troppo seriose, altre ancora troppo insulse per esser degne d’attenzione.
Esiste un filtro che troppo spesso applichiamo alle cose che pensiamo per poi dirle nel modo compatibile con il mondo che circonda. Questione di étiquette, e di nient’altro.

Ottantunesimo

Non é questione di belli o brutti. Né di buoni o cattivi.
Straordinari.
Straordinaria.

Ciao mamma.

Ottantesimo

No, non era Mario Biondi. Era Leonard Cohen.

Lentamente affiorano ricordi che avevo sopito per non so quale insulso castigo e trovo terapeutico il dialogo spolverante memoria passata.

E’ come se trovassi di volta in volta un pezzettino di una mia identità imprigionata da tempo, e tu inconsapevole a darmi indizi.

Ed allora ecco, non ho voglia né tempo per scrivere, ma ne ho per mettere qui due canzoni che apprezzo tantissimo.

Settantanovesimo

Stavolta non parlerò di Travaglio e dell’ennesimo siparietto italiano fatto con le armi di distrazione di massa che tanto fa figo citare.

No, non voglio parlare di un giornalista che va in televisione e parla di quanto emerso dopo indagini personali, e della reazione smodata del resto del mondo.

Non parlerò del fatto che – per sua stessa ammissione – non sarebbero sorti problemi di alcun genere, visto che certa gente non legge (ed il putiferio saltato fuori dopo l’intervista televisiva non é altro che l’ennesima dimostrazione di che barzelletta siamo).

Settantottesimo

Dialoghi aulici 2

N: Salva nella cartella: Afterhours – I milanesi ammazzano il sabato
E: i romani pure l’artri giorni.

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