In vino veritas. Così citava un detto antico riguardo al fatto che un drink di troppo tende a svelare cose altrimenti nascoste, a buttare fuori il lato oscuro di ognuno di noi. Oggi lo stesso potrebbe valere per la birra, i cocktails Martini o no, le basi lisce. Il pericolo aggiuntivo subentra nella possibile possibilità di perdere di vista la realtà oggettiva e svegliarsi l’indomani nel letto di una creatura del tutto diversa da quella travisata la sera prima. Non un angelo, ma Angelo!
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iPad2 introvabile
(RaiNews24)
Sold out per iPad2, 500mila pezzi venduti nel primo weekend (2 su …
(Il Sole 24 Ore)
Apple, venduto da mezzo a un milione di iPad
(ITespresso.it)
Estemporanea in uscita con risvolti a stimolo cerebrale.
Ultimamente non è così tanto il tempo che dedico alla rete. Ho come una sorta di dormienza delle idee. Anche quando mi trovo in situazioni bizzarre e strane, nessun meccanismo mnemonico ad agghindarlo con aggettivi decenti. Il nulla. Encefalogramma piatto come il tavolo da biliardo.
Così anche lo stimolo di buttarmi sulla rete di limita a gùgol niùs o alle random photo di sexyandfunny. Di aggiornare il blog nemmeno a parlarne, l’unica cosa che potrei scrivere sarebbero una serie di lamentele esistenziali e dubbi , ma quando le quattordici personalità prendono a dibattere è dura star loro dietro, soprattutto quando ci si ritrova in quello stato di apatia mentale che ti dà noia anche solo leggere le date di scadenza sui prodotti: hey, ragazzi! è normale che il formaggio mi implori di liberarlo?
Vado al lavoro, apro i lucchetti e serrature che blindano frigo e magazzini del bar, pulisco il bancone spruzzando sgrassante e brillantante a mo’ di Terminator (in versione FAO, s’intende): uno nella mancina e l’altro nella destra; sistemo le varie teche e confezioni di roba sul bancone, dopodiché apro il mio zaino per sistemare piccì portatile, mouse, alimentatore e libro del momento.
Accendo il notebook e vado sul terrazzino a forma d’occhio per fumare la meritata sigaretta.
No, non era Mario Biondi. Era Leonard Cohen.
Lentamente affiorano ricordi che avevo sopito per non so quale insulso castigo e trovo terapeutico il dialogo spolverante memoria passata.
E’ come se trovassi di volta in volta un pezzettino di una mia identità imprigionata da tempo, e tu inconsapevole a darmi indizi.
Ed allora ecco, non ho voglia né tempo per scrivere, ma ne ho per mettere qui due canzoni che apprezzo tantissimo.
Altre origini: le fonti di un’idea. Passo III.
Essere pessimisti circa le cose del mondo e la vita in generale è un pleonasmo, ossia anticipare quello che accadrà.
Fra 30 anni l’Italia non sarà come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la tv.
Io non sono comunista perché non me lo posso permettere.
La castità è il miraggio degli osceni.
Parlare d’amore è solo fare dei pettegolezzi intorno a un mistero.
I grandi amori si annunciano in un modo preciso, appena la vedi dici: chi è questa stronza?
Ci sono molti modi di arrivare, il migliore è di non partire.
Gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso dei vincitori.
Altre origini: le fonti di un’idea. Passo II.
E se guarderai a lungo nell’abisso anche l’abisso vorrà guardare in te.
Non è veramente coraggioso colui che teme di sembrare od essere, quando gli conviene, un vile.
Dichiarare la propria viltà può essere un atto di coraggio.
Altre origini: le fonti di un’idea. Passo I.
La conversazione è feconda soltanto fra spiriti dediti a consolidare le loro perplessità.
Il male, al contrario del bene, ha il duplice privilegio di essere affascinante e contagioso.
Quando si sa che ogni problema è un falso problema si è pericolosamente vicini alla salvezza.
Colui che avendo frequentato gli uomini si fa ancora delle illusioni sul loro conto, dovrebbe essere condannato alla reincarnazione.
Adoro i miei coinquilini.
“Ragazzi, non ci sono storie, prima di partire per le vacanze si va fuori a fare una cena a base di pesce!”
[…]
“Ragazzi, allora, ‘sta cena, quando?”
“…Domani?”
“Eh, no, domani non posso, sono a cena con un’amica che poi parte.”
“D’accordo, mercoledì?”
“Eh, no. Giovedì vado a sciare e mi devo alzare presto: mi rovino la serata così”
“Allora facciamo Giovedì sera! è, è?”
“No, giovedì io lavoro.”
“Io esco a far serata altrove.”
L’automobilista romano ha come principale passatempo quello di pigiare ossessivamente il pulsante del clacson. Basta una passeggiata lungo i marciapiedi di una strada trafficata, per avere come colonna sonora un accanimento isterico di toni variabili a seconda dei modelli d’auto presenti.
Poi, vivendo l’allegra sinfonia da una vettura ho capito una cosa: alla mente, il classico “beeep” usato nei programmi televisivi per coprire parole di discutibile decoro.
<<beep=clacson>>
“L’anima de’beep!’tua!”, “fan’beep’lo!”, “muoviti figlio di p’beep’ana!”.