Ieri era il suo compleanno, maleducati!
Undici
Ieri era il suo compleanno, maleducati!
Undici
La parola più lunga, sarà un numero. Cazzo.
Weekhard, not weekend
I will surviiiiive! 🙂 .
Ore 19.35 ca. Scolo l’ultimo goccio di aperitivo rosso fra cubi di ghiaccio. Le battute di Michele ad affettare i minuti che passano placidi. Quasi fine giornata e come unico pensiero la bistecca assicurata dal buon Millo da lì a poco. Tregua dopo una giornata, la precedente, di pioggia incessante, la schizofrenia metereologica dei giorni prima aveva deciso di spezzarsi per una più coerente giornata d’acqua, ma ora ci si trovava al punto di partenza. Caldo estivo e spruzzata sufficiente a rendere l’aria pesante quanto basta, mentre cammini, a toglierti la sensazione di respirare per una più inusuale sensazione di bere.
Cosa succede se il mio angelo fu donna?
Cosa succede se il mio angelo fu mamma?
La frase divertente e cinica ficcatevela nel culo, perché penso di averla ben più rovente di quella che vi si sta impastando fra le pieghe della lingua.
La mia citazione per te, realizzo, è una citazione di te.
Buon quattro giugno al resto del mondo, che non vuol dire nulla.
E’ il quattro giugno per noi, che vuol dire abbastanza.
Durante la domenica lavorativa, mentre manifestavo un insolito buonumore crescente di spettatore in spettatore propinante le stesse domande esistenziali sulla durata di questa/quella pellicola, stavo leggendo il seno di Philip Roth. Ho rotto il digiuno sabbatico di sette giorni dalla scrittura e lettura (digiuno obbligato a causa di un appesantimento cerebrale dovuto ad una cura antibiotica discretamente sfiancante dopo un intervento chirurgico) per colpa del Sole 24 Ore ed il suo inserto a cinquanta centesimi. Siccome il seno ancora non l’avevo letto ed ero morbosamente incuriosito dalla prospettiva di leggere come quell’alchimista poco ebreo potesse descrivere le esperienze sensoriali ed umorali di un uomo trasformato in tetta gigante, ho ceduto.
Lei passa tutti i giorni a prendere il caffé. Escluso il sabato e la domenica perché non è dentro l’ufficio dove lavora. Ufficio che fa angolo nella piazza e ci sono quelle tende fatte come grosse frange ad attenuare la luce all’interno e la visuale all’esterno. Passa tutti i giorni con i colleghi più grandi di lei, ma non si sente a disagio. Anzi, così, vista dal tavolino dove spesso l’aspetto, sembra sappia il fatto suo.
Ma poi vi ho raccontato del tipo nudo in scarpe da tennis tutto infarinato che è passato correndo fuori dalla discoteca rock della seconda giornata? E di quando, poco prima, Gabriele è riuscito ad ammansire due guardie ed ha evitato di farsi arrestare? No?
Okay, facciamo un passo indietro.
« Nic, che c’è? …Ti vedo un po’ fiacco, tutto a posto? »
« Sì, sono solo un po’ preoccupato. Stasera stacco dopo mezzanotte e domattina ho l’aereo alle sei e qualcosa. L’orario esatto non lo so, Gabriele è quello che si è occupato della faccenda biglietti. Poi considera questa come “la quiete prima della tempesta”. »
« Ah. Ma quanti siete ad andare? »
« Be’… Stavolta tutti. Galafhouse on Tour 2011. »
Ho fatto un sogno.
I collegamenti spazio temporali sono come in tanti sogni. Illogici ed improvvisi.
Il sogno cominciava con me e mio fratello che giocavamo, come spesso facevamo da bimbi, ad azzuffarci. Nel sogno avevamo la stessa età di adesso. Due trentenni che giocano ad azzuffarsi.
In vino veritas. Così citava un detto antico riguardo al fatto che un drink di troppo tende a svelare cose altrimenti nascoste, a buttare fuori il lato oscuro di ognuno di noi. Oggi lo stesso potrebbe valere per la birra, i cocktails Martini o no, le basi lisce. Il pericolo aggiuntivo subentra nella possibile possibilità di perdere di vista la realtà oggettiva e svegliarsi l’indomani nel letto di una creatura del tutto diversa da quella travisata la sera prima. Non un angelo, ma Angelo!
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