[…]Non sapete che sto cercando di pompare sangue dentro di voi, che tutto questo è per voi, e che vi odio tutti quanti, tutti voi figli di puttana… Quando vi addormentate vorrei che non vi svegliaste più, così tanti quanto siete
voglio che ve ne andiate nel sonno perché tutto quello che vorrei è che voi correste con me come indiani su questa sabbia ma se invece avete intenzione di dormire tutto il giorno allora andate a fare in culo […]Che cazzo vi ci vuole a voi figli di puttana che cosa cazzo ci vuole che cosa volete quanto volete, perché io ci sto e me ne starò di fronte a voi e alzerò le braccia in segno di resa e vi offrirò il petto e la gola e aspetterò, è da così tanto di quel tempo che sono vecchio, ormai, per voi, per voi, voglio una cosa rapida che mi trapassi da parte a parte… Coraggio, avanti, fatelo, fatelo; figli di puttana, fatelo, fatelo una buona volta, finalmente finalmente, finalmente.
Dave Eggers – L’opera struggente di un formidabile genio
Sono da poco passate le ventidue, e sono nel mio appartamento a Roma ed è successo così alla svelta che ancora sento mio padre prendere fiato dall’altro capo del telefono prima di dirmelo, l’odore del pasto nella pausa pranzo e i nervi accorciarsi dentro le braccia, le gambe, prima di darmi la tensione sufficiente a farmi tremare come una membrana battuta.
Avevo scorto la tua discesa, non avevo colto la gravità del tuo vuoto. O forse l’ho scorto quando ormai era troppo tardi.
E così hai giocato il più mancino dei tiri, il più irreversibile degli scherzi: uscire di scena un lunedì qualsiasi, spezzando la quiete ambientale.
Avevi l’Inferno dentro, da chissà quanto tempo, ed io non l’ho visto, non sono stato capace di vedere. Non sono stato capace di fare.
Niente, come quello che ora sei rimasta, a fronte di un bagaglio mnemonico tanto grande quanto, ora, assolutamente ingestibile, per me. Sto vivendo giornate in terza persona: forse il modo inconsapevole che ho di difendermi, per quanto possibile, dall’ondata di ricordi unici ed irripetibili di cui fai parte.
Sei parte di quello che oggi sono diventato.
Oggi, il presente, è con gli occhi aperti di fronte a questo mostro cui società non permette troppa riflessione, giacché la corrente corre troppo alla svelta.
Avrò per me questo rimprovero ancora per molto ed il senso di fastidio per questa cosa che vuole che, o per un motivo, o per un altro, sembriamo non meritare troppa felicità tutta in una volta.
Per adesso non ci sono giorni di luce o giorni grigi.
Non ci sono sfaccettature e scintille effimere ad affascinare.
C’è solo la tua mancanza, che cerco di colmare come posso. Per non andare a fondo.
Ciao Lella.
LordB
Un abbraccio… a te. a lei.