Ci sono un sacco di cose che diamo per scontato.
Diamo per scontata la possibilità di dormire sotto un tetto e su una superficie morbida ogni notte.
Diamo per scontato il pasto quotidiano.
Diamo per scontato il perfetto funzionamento del nostro corpo trovando mille modi per lamentarci di cose dell’entità di moscerini in confronto alle cose di cui realmente ci si dovrebbe preoccupare.
Così si miscela improvvisamente la percezione delle cose e un intervento tutto sommato ordinario, una sciocchezza, lascia comunque modo di fermarsi a pensare.
Un intervento chirurgico semplice, ripetuto chissà quante migliaia di volte ogni giorno agli angoli del mondo, un intervento che salva la vita e se la vita in questione è quella di un parente strettissimo allora per un istante si può realizzare paura e sollievo nell’apprendere che tutto è avvenuto in fretta e furia, nello snocciolarsi di una cascata di ore scivolata via e presa in tempo, per le caviglie e grazie tante al salvavita che ha un nome ed un cognome che io non so.
La peritonite era già radicata: nella banalità di un’infiammazione non riconosciuta in un istituto ospedaliero della tanto celebrata Lombardia, alla diagnosi reale in un altro istituto dove nel giro di poche ore avevano addormentato, aperto, tagliato, ricucito e svegliato il paziente, salvandone, appunto, la pelle.
Non voglio polemizzare sulla leggerezza della prima diagnosi, non è quello il punto.
Il punto è che per un istante la mia mente malata ha sfiorano immaginando il precipitare degli eventi ad un risvolto negativo. E’ stata una frazione di secondo, fredda come una mattina d’inverno ad alta quota, disorientante come la peggior sbronza fuori controllo.
E forse dal mio farmi sentire solo sporadicamente è il caso di darne una raddrizzata, non per malaugurare niente a nessuno: è che ti voglio bene, ma tanto.
Riprenditi presto.
LordB
si, diamo tante cose per scontate… come il fatto che prima o poi tornerai a scrivere qualcos’altro su sto blog 😀