Estemporanea in uscita con risvolti a stimolo cerebrale.
Ultimamente non è così tanto il tempo che dedico alla rete. Ho come una sorta di dormienza delle idee. Anche quando mi trovo in situazioni bizzarre e strane, nessun meccanismo mnemonico ad agghindarlo con aggettivi decenti. Il nulla. Encefalogramma piatto come il tavolo da biliardo.
Così anche lo stimolo di buttarmi sulla rete di limita a gùgol niùs o alle random photo di sexyandfunny. Di aggiornare il blog nemmeno a parlarne, l’unica cosa che potrei scrivere sarebbero una serie di lamentele esistenziali e dubbi , ma quando le quattordici personalità prendono a dibattere è dura star loro dietro, soprattutto quando ci si ritrova in quello stato di apatia mentale che ti dà noia anche solo leggere le date di scadenza sui prodotti: hey, ragazzi! è normale che il formaggio mi implori di liberarlo?
Vado al lavoro, apro i lucchetti e serrature che blindano frigo e magazzini del bar, pulisco il bancone spruzzando sgrassante e brillantante a mo’ di Terminator (in versione FAO, s’intende): uno nella mancina e l’altro nella destra; sistemo le varie teche e confezioni di roba sul bancone, dopodiché apro il mio zaino per sistemare piccì portatile, mouse, alimentatore e libro del momento.
Accendo il notebook e vado sul terrazzino a forma d’occhio per fumare la meritata sigaretta.
E’ stato tornando dietro al bancone che ho realizzato l’anomalia: il led, la lucetta verde del vettore energetico, del trabiccolo miracoloso del moto informatico perpetuo, quel dispositivo che trattavo con sufficienza, che ignoravo (fino a quel momento), non dava segni di vita. Era spenta.
Nell’ultimo barlume di speranza, magari è solo il led andato a farfalle, controllo il sistema: un discreto (potevano fare di meglio) disegnino di una pila tipo Duracell, di quelle grosse però, – con cui andavano tanti giocattoli di quando ero bambino io – mi informa con un marziale “autonomia residua: 1h 40min” per quanto tempo avrei potuto usufruire dello strumento distrattivo/creativo.
Credo di aver assunto la stessa espressione di chi assiste alla scena di qualcuno che conosce investito da un TIR mentre attraversa la strada sventolando la mano e salutandoti entusiasta.
Deciso a dare sfogo al pragmatismo residuo inizio i test1:
Primo approccio: Karate-Kid. (Tasso di speranza 75%, Tasso di frustrazione 25%)
- Togli la spina elettrica-metti la spina elettrica.
- Togli la spina elettrica-metti la spina elettrica.
- Togli la spina elettrica-metti la spina elettrica.
Evoluzione d’approccio: (Tasso di speranza 60%, Tasso di frustrazione 40%)
- Togli la spina elettrica-aspetta due minuti-metti la spina elettrica.
- Togli la spina elettrica-aspetta due minuti-metti la spina elettrica.
- Togli la spina elettrica-aspetta due minuti-metti la spina elettrica.
Secondo approccio: Itinerante. (Tasso di speranza 40%, Tasso di frustrazione 60%)
- Prova l’attacco nel magazzino 1.
- Prova l’attacco nel magazzino 2.
- Prova l’attacco nella ciabatta dietro il dispositivo di raffreddamento.
- Prova l’attacco nella sala regia al piano di sopra.
- Prova l’attacco in direzione.
Evoluzione d’approccio: fusione tra il primo ed il secondo approccio. (Tasso di speranza 22,5%, Tasso di frustrazione 77,5%)
Terzo approccio: Creativo.(Tasso di speranza 10%, Tasso di frustrazione 90%)
- Rimuovi cavo di connessione A dell’alimentatore A e provalo sull’alimentatore B: alimentatore B in funzione.
- Testa il cavo di connessione dell’alimentatore B sull’alimentatore A: alimentatore A morto.
Quarto approccio: stimolante.(Tasso di speranza 2%, Tasso di frustrazione 98%)
- Picchietta con la punta dell’indice in zone random dell’alimentatore.
- Picchietta più forte.
- Picchietta più forte.
Evoluzione d’approccio: d’urto. (Tasso di speranza 0%, Tasso di frustrazione 100%)
- Sbatti ferocemente l’alimentatore…
Forse stavo un po’ esagerando, d’accordo, ma solo perché non avevo un defibrillatore a portata di mano2.
C’era anche la faccia di quel cliente che si stava sporgendo dal bancone e che mi guardava come si guardano le scimmie giocare con i vecchi pneumatici appesi.
Metto da parte tutta la mia frustrazione e sfoggio un sorriso macchiato da vampate di calore sulle guance e vene pulsanti alle tempie << Dimmi tutto, cosa posso servirti? >>.
P.S. Dopo giorni di nulla, stasera l’alimentatore è partito da solo. Ci mancava solo un dispositivo senziente. E’ che ora mi ci sono affezionato e non so più se ridarglielo a quelli della Dell quando verranno a cambiarmelo. E’ che in questi giorni lontano dall’elleciddì credo mi abbia fatto bene.
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1Il tutto chinato dietro al bancone.
2Per esempio, se non ricordo male ad Orvieto, ce n’era uno dietro ad un vetro, proprio come di solito si trovano idranti o campanelli d’allarme con il cartello “rompere il vetro in caso di pericolo”. Sì, un defibrillatore: si sa mai cosa può succedere.
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