Le olimpiadi sono ormai prossime. In Cina, un’altra volta, l’evento sportivo supera i confini fatti da specialità, attrezzi, atleti.
Sarà qualcosa di nuovo, emozionante come solo le olimpiadi sanno essere – ed anche vagamente pericoloso.
Trentadue anni fa, a Montreal, una ragazzina di quattordici anni sottolineava il suo ingresso nella ginnastica artistica.
Sarebbe forse più corretto dire che una ragazzina di quattordici anni definiva-definitivamente la differenza tra atlete, buone atlete e leggende. Si apprestava a prendere di diritto un posto tra le leggende dello sport.
Il dieci perfetto alle parallele asimmetriche. Per la prima volta nella storia. E non sarebbe stato l’ultimo tra i vari attrezzi della ginnastica artistica.
Capitò la prima volta di vederla in un documentario << Vedi, per i punteggi sono importanti la difficoltà delle manovre e la fluidità con cui le fai. Lei era la più brava >> commentò mia madre.
Vuoi per la curiosità nel vedere una persona – una bambina – fare quello che fino ad allora avevo visto fare solo alle tartarughe ninja e ad attori di strani film di serie B orientali con tema principale le arti marziali, rimasi folgorato e presi a seguir quella specialità al punto di riuscire a capire quando un’atleta “sì, ha fatto bene”, “no, lì ha sbagliato”.
Ed ogni volta che mi capita di vedere una competizione di corpo libero, trave, parallele asimmetriche, ancora mi fermo a guardarne un paio di passaggi.
Di chi sto parlando? Della Comaneci, Nadia.
Capace ancora di ricordarmi la differenza fra l’essere grossi, ed essere grandi.
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