Personaggi acquisiti: Massimo.

La pausa pranzo dal lavoro la passo giornalmente nello stesso bar.
Bar dove vado anche a fare colazione e pausa caffé. Insomma, tempo un mese e già io ed il barista ci davamo del “tu”.

Massimo, il suo nome.

Nel tardo pomeriggio di un giorno calcisticamente e romanamente impegnato:

<<ma ‘vvaffanculo va. Tra poco gioca ‘a Roma e tu qui a rompe lì coioni!>> dice rivolto ad un cliente.
<< Ma ggioca ae nove ‘a Roma!! >> risponde un signore sulla settantina.
<< Ma ‘vvaffanculo, gioca ae seiemmezza! vaffanculo va’.>> ribatte subito, voltandosi verso l’ingresso da cui sta entrando un amico del cliente << Ecco, ecco che arriva n’artro monnezzaio, li mortacci… >>

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La nuova barista talvolta é impacciata. Da quando c’é lei i clienti rompono bicchieri, qualcuno cade, insomma, ne succedono di “strane”.

<< So io perché t’hanno chiamato Angelica… ‘a fattucchiera. Guarda>> la rimprovera, prendendola in giro. Poi, indicando me davanti alla cassa in attesa di pagare il conto << Lui non vede l’ora di andarsene >>
<< No, lui…>> cerca di rispondergli timidamente.
<< Lui, lui é già secco abbastanza, nun je fà gnente >>
<< Ma no, lui mi piace, é riservato, tranquillo, silenzioso… >>
<< Sai perché se ne sta zitto? Perché ha paura! >>

Massimo mi chiama ombra. Perché, dice, sono talmente magro che per fare ombra devo passare due volte. Anzi, “Pe fà ombra sotto ar sole devi passà du vorte“.