Questo è il mio decimo post. Effettivamente, per uno che era partito con l’idea di farne uno al giorno, è un po’ poco. Sotto il cinquanta percento, a dire il vero. Esattamente al quarantacinque virgola quarantacinque periodico.
Molto poco.
Eppure sono contento. Sono contento perché altrimenti questi dieci articoli non avrebbero avuto modo d’esistere. Sono contento perché bene o male c’è chi riesce a leggere e non per questo smette di insultarmi. Ora, pur essendo un misero quarantacinque virgola quarantacinque periodico sulle giornate passate, sono un dignitoso quarantacinque virgola quarantacinque.
Vado di là e stappo una bottiglia di champagne. E’ il caso. Soprattutto perché gli altri dormono, altrimenti ne berrei sì e no mezzo bicchiere.
No, non sono io che sono lento, sono gli altri che sono veloci.
Per ottimizzare la pubblicazione delle mie personali amenità su questo blog, stavo pensando a farmi una sorta di tabella-tematica-settimanale, dividendo per ogni giorno della settimana un tema diverso.
Poi ho riflettuto un attimo.
“Nicola, già alla seconda settimana manderesti a rotoli tutto solo perché il tuo umore ti suggerisce di parlar di qualcos’altro”, ho pensato.
Allora avanti, con tutto quello che scorre nella mia testa, in mole paragonabile alle ferrovie, con la differenza di aver troppi pensieri in anticipo – e va a finire che li perdo.
Una nota d’affetto agli automobilisti della domenica. Lo so, la patente a punti è una brutta piaga per noi, ma non si può andare a sessanta all’ora su di una statale.
E non si può nemmeno andare a cinquanta se c’è una volante ferma sul ciglio della strada.
CINQUANTA-CHILOMETRI-ORARI (50 Km/h) è il limite nei centri urbani. NON SULLE STATALI.
Qui la presenza di una pattuglia sul percorso è vissuta con manifestazioni del tutto simili a delirio da panico. Frecce che si accendono senza ragione, rallentamenti fino al limite del nervosamente sopportabile, il tutto per un qualcosa che non capisco.
Automobilisti, avete la coscienza sporca?
Ditelo, così almeno divento anch’io più elastico e tollerante.
Per caso tutti quanti trasportate hashish e cocaina in quantità industriali nel doppio fondo del vostro bagagliaio?
O c’avete messo la moglie, legata ed imbavagliata, dentro al bagagliaio?
Cosa siete, tutti spie con informazioni di estrema importanza da consegnare e non volete farvi prendere?
Avete la macchina comprata di “seconda mano” ?
Tranquilli, ognuno ha le sue perversioni e non sarò di certo io a giudicare, ma ditemelo, perché io – che alla guida sono la versione schizofrenica e nevrotica dello storico e pralinato Ambrogio – ci esco quasi matto con voi.
Provo anche a sorpassarvi, ma la fila è talmente lunga – in cui spesso, in cima, c’è una coppia di ottantenni che, a giudicare dal modo in cui fissano il parabrezza (dire “oltre-il-parabrezza” sarebbe un eccesso d’ottimismo) sembrano intenti a capire bene se gli occhiali appena cambiati funzionano, oppure c’è un mitico apecar caricato con una vecchia lavatrice (che me lo assetta tipo razzo pronto a partire verso la luna) intento a sfrecciare a cavallo della striscia bianca della mezzaria nei suoi vertiginosi quaranta chilometri orari, in discesa, col vento a favore – che dopo l’ennesimo sorpasso senza aver aumentato l’andatura di un mezzo chilometro orario, devo cedere anch’io.
I ritmi automobilistici di alcune metropoli, talvolta, sono fin troppo eccitati, ma dalle mie parti e, penso, la domenica dappertutto, le strisce asfaltate si popolano di veicoli ad andatura filosoporifera, al punto di conciliare i sensi fino a farmi entrare nella soglia colpo-di-sonno con una facilità rasente il pericoloso.
La decima di questo insulso misantropo è per voi. Come il mio (poco) garbato vaffanculo.
Non vi sopporto. Quindi, nei giorni a venire, se veniste sorpassati da una macchina con fuori un braccio mostrante il dito medio, state tranquilli, sono solo io che vi auguro un buon viaggio. Come la Società Autostrade, ed il mio punto blu è quello sulla “i” finale di “coglioni”.
Visto che non avevo immagini a tema, ve ne posto una di repertorio, relativa all’ultimo Natale. E’ un giornale delle mie parti, e leggere quei titoli mi ha in qualche modo instillato conforto: quanto amore nel mondo!
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